Sette anni. Un’attesa interminabile. Più di 80 settimane durante le quali il popolo fedele dei Four Horsemen si è chiesto: “Ma pubblicare qualcosa di nuovo, no?“. Ok, in tutto questo tempo, ci sono stati i concerti dal vivo, con i classici ‘evergreen’ che ancora suonano come un tempo, e le sempre più frequenti comparsate via social e in televisione. Ma alla “Metallica family” serviva qualcosa di fresco, di appena sfornato. Lo scorso 14 aprile è così finalmente arrivato 72 Seasons. Sette anni dopo (appunto) Hardwired….to Self-Destruct: l’ultimo disco di inediti della band californiana, che aveva gettato acqua sul fuoco delle critiche e delle perplessità nate (a ragion veduta) dopo il progetto ‘Lulu’ e un paio di produzioni live di cui probabilmente potevamo farne anche a meno.

Ma com’è questo nuovo album dei Metallica? A distanza di un mese dalla sua uscita, e dopo più di un ascolto attento, possiamo tranquillamente tracciare un primo bilancio. 72 Seasons corre sui binari degli ultimi due lavori, con un occhio di riguardo agli arrangiamenti e alla produzione che, fortunatamente, è molto distante dal punto più basso di Hetfield e soci. Nei 77 minuti e 10 secondi del primo “yellow album” dei Metallica oltre ai tratti inconfondibili della band, come ad esempio la doppia cassa di Lars o il pedale wah-wah di Kirk, c’è anche la voglia di stupire ancora con riff graffianti e alcuni pezzi che sono già entrati nel cuore di molti rockettari. Chiaro, non stiamo parlando di dischi immortali e irraggiungibili per chiunque come Kill’em all o Master of Puppets, ma neanche di lavori improponibili come il famigerato St.Anger.

Metallica, le canzoni di 72 seasons e le prime tappe live

Anticipato dal singolo Lux Æterna, l’unico brano sotto i quattro minuti, 72 Seasons regala momenti di assoluto godimento con canzoni come l’omonima title track, la bellissima Screaming Suicide e If darkness had a son. Tengono bene anche le altre tracce, dove i Metallica rispolverano suoni e arrangiamenti già sentiti in passato: il più evidente è in You must burn, dove più di un fan ha riconosciuto lo spunto di Sad but True. Insomma il disco piace e la conferma arriva anche dai piazzamenti di 72 Seasons nelle varie classifiche di vendita, dove è subito entrato al primo posto in UK e al terzo nel nostro paese dopo una settimana dall’uscita.

Il tour di 72 Seasons è già cominciato da Amsterdam lo scorso 27 aprile. Al momento non sono previsti appuntamenti italiani, ma la band ha già fatto sapere che nuove date verranno presto aggiunte al calendario e che tornerà certamente a suonare in Italia. “A volte guardo ancora le immagini del grande spettacolo fatto a Milano sotto la pioggia – ha dichiarato Lars Ulrich, nell’intervista concessa a Radio FrecciaÈ stato grandioso, c’era uno spirito incredibile ed un’energia nel non arrendersi. Abbiamo fatto dei grandi spettacoli di recente anche a Bologna e Torino. Torneremo di sicuro. Cominciamo con le date annunciate ma il tour non è finito e verremo a trovare tutti i nostri amici italiani“.

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