Foo Fighters

Dopo la drammatica scomparsa di Taylor Hawkins, in molti hanno pensato allo scioglimento dei Foo Fighters tanto era grande lo sgomento per la morte del batterista. Niente di più sbagliato, perché dopo il comprensibile periodo di smarrimento il gruppo di Seattle è tornato non solo sul palco ma anche in studio per la produzione di But Here We Are. L’undicesimo album di uno dei gruppi più influenti del panorama rock alternativo, il primo senza l’amico fraterno alla batteria, ‘canta’ proprio la tragedia che ha colpito Dave Grohl: già traumatizzato, mesi prima, anche dalla perdita della madre scomparsa all’età di 84 anni.

Foo Fighters in tour con il batterista John Freese

A distanza di due anni dall’uscita di Medicine At Midnight, il gruppo statunitense riprende il discorso interrotto con un nuovo lavoro introspettivo e pieno di angoscia e rabbia: emozioni che insieme alla serenità e all’accettazione di un dolore così grande sono il ‘fil rouge’ che segna il ritorno dei Foo’s . Anticipato dal singolo Rescued e prodotto da Greg Kurstin (già comparso nei credits di Concrete And Gold), But Here We Are è composto da 10 tracce e vuole essere, come spiegato dalla stessa band, “una risposta onesta ed emotivamente cruda a tutto ciò che i Foo Fighters hanno sopportato nell’ultimo anno, But Here We Are è una testimonianza del potere curativo della musica, dell’amicizia e della famiglia“.

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Foo Fighters

Deus ex machina sin dagli albori, Dave Grohl per l’occasione è anche tornato al suo primo amore: la batteria. Prima di ingaggiare John Freese, colui che dovrà cercare di non far rimpiangere Taylor Hawkins durante i live, il leader dei Foo Fighters si è infatti accollato l’onere di suonare (e registrare) anche tutte le parti di batteria delle nuove canzoni dove, in alcune di queste, sono presenti sullo sfondo anche i cori della figlia diciasettenne Violet. Il tour di But Here We Are è già partito e ha fatto tappa anche in Europa. Al momento non sono previste date italiane ma è possibile che ne vengano aggiunte

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