Le luci della Brooklyn anni ’70, quelle dei suoi mitici ‘dance floor’, una delle colonne sonore più belle che la storia del cinema ricordi e un gruppo di attori/ballerini capaci di farti dimenticare le giornate pesanti e riportarti indietro nel tempo. C’è tutto, e anche di più, nel musical “La febbre del sabato sera” portato in scena dalla Compagnia della Rancia, con la regia di Mauro Simone, al Teatro Nazionale di Piazza Piemonte a Milano. Più di due ore di show coinvolgente, nel quale il plot della storia viene rispettato, marginalmente adattato e soprattutto riportato alla memoria collettiva di chi in quegli anni vestiva a zampa d’elefante, frequentava le discoteche e scimmiottava Tony Manero.

Vale davvero la pena regalarsi una serata del genere e muoversi a tempo sulla poltrona e sulle note musicali del film del 1978 interpretato da John Travolta. Lo spettacolo, che rimarrà in cartellone fino all’11 gennaio 2025, con tanto di replica speciale a capodanno, vede coinvolti 21 perfomer che danno vita alle leggendarie hit dei Bee Gees, da Stayin’ Alive e Night Fever a You should be dancing e How Deep Is Your Love. Tra di loro anche Simone Sassudelli, a cui è stato assegnato il ruolo più delicato e importante: quello di far ballare ancora una volta Tony Manero.

Per portare in scena Tony Manero sono ovviamente partito dal film e dal personaggio interpretato da John Travolta – ha spiegato alla nostra redazione Simone Sassudelli – Siamo rimasti fedeli a quella che è la sua immagine iconica. Si pensa sempre a lui come ad un ballerino pazzesco, bravissimo, però nella storia c’è molto di più, nei vari rapporti con le persone e con la sua stessa vita. C’è la competizione con il padre, il rapporto stretto con il fratello e con Stephanie, la ragazza di cui poi si si invaghisce. C’è stato tanto lavoro anche da un punto di vista emotivo per portarlo in scena nella maniera migliore“.

Qual è l’aspetto più divertente e stimolante del far parte di un musical come questo?


Stiamo parlando di un film cult, di una storia che tutti conoscono e dunque siamo partiti avvantaggiati, nel senso che il pubblico un po’ sa già che cosa si aspetta e quindi questo per noi è stato di grande aiuto. La parte più divertente è ballare sulle note delle musiche dei Bee Gees. I momenti in cui tutto il cast balla sul palco sono secondo me i più carichi e i più energici e riescono davvero a coinvolgere il pubblico. Ho sentito tanti commenti di persone che non riuscivano a stare fermi sulle poltrone, e tutto questo è molto divertente e stimolante per noi performer“.

Quanto è stato importante il percorso formativo che hai fatto all’estero?

È stato fondamentale. Ho imparato il mestiere in Italia, le discipline le ho studiate molto bene alla scuola del musical di Milano, però l’esperienza in America mi è servita per capire la professione, che all’estero è molto riconosciuta. Questo mi ha aiutato a dare molto più valore a quello che faccio e a capire che con il nostro lavoro possiamo cambiare la giornata o la serata di qualcuno. Da questo punto di vista abbiamo una sorta di responsabilità, e questo l’ho capito con l’esperienza all’estero, perché lì questo lavoro è considerato molto seriamente, mentre in Italia a volte trovi ancora persone che ti chiedono ‘ma che lavoro fai veramente?’. Negli Stati Uniti ho trovato persone molto affini a quelli che erano i miei sogni“.

Il musical sta prendendo piede anche in Italia e si sta ritagliando uno spazio importante….

Il musical nasce molti anni fa in Italia, negli anni d’oro il pubblico era molto presente e c’erano personaggi importanti come ad esempio Manuel Frattini. Adesso, soprattutto dopo il periodo del Covid, quello che ho notato è che il pubblico ha voglia di tornare a teatro, ha voglia di essere intrattenuto perché ha bisogno del contatto e ha bisogno di vivere in presenza delle emozioni“.

Che consiglio daresti a chi non ha ancora visto il vostro spettacolo?

A chi non lo ha ancora fatto, e questo vale sia per le vecchie generazioni che per le nuove, dico che ‘La febbre del sabato sera’ va visto assolutamente perché grazie a questo musical vi emozionerete, vi divertirete, potrete respirare di nuovo gli anni ’70 e rivivere ovviamente il film“. 


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